Torino, 17 aprile 2012 - Numero centocinque
Ecco un estratto dall'ultimo numero di "Museologia scientifica"
Molte sono le cose che non si possono comprendere
dalla semplice lettura di un libro ma è la conoscenza
diretta a renderne possibile il far parte del nostro
sapere. E se nel Settecento l’Anatomia finalmente
usciva dalle botteghe dei cerusici per entrare come
vera scienza nelle Accademie di Medicina e se ancora
proprio in quei medesimi anni si cominciava a
insinuare un meccanicismo nei processi biologici - e
l’Homme Machine di Julien Offroy de La Mettrie
ne fu il primo degli scandali - oggi ancor più la nostra conoscenza
si deve estendere. Le macchine ci circondano,
siamo diventati protesi delle macchine. Cono -
scere le macchine significa allora conoscere l’uomo e
questa conoscenza non deve interessare solamente i
medici o i biomeccanici, ma anche i filosofi e i letterati,
i giudici e gli artisti... E allora perché non fare
autopsie di questi nuovi nostri organi?
Queste furono le premesse e intorno a questa idea
nacque il progetto di comunicare la scienza e soprattutto
la tecnologia attraverso la scoperta fisica delle
macchine e delle loro viscere. Perché nella pancia
delle macchine non è nascosto solo il loro funzionamento
ma in essa è depositato un passato di storie
che si allargano nei contesti più vari e curiosi.
E così negli anni a seguire di fronte a classi delle
scuole primarie e secondarie, come pure in seminari
per dottorandi o futuri giornalisti scientifici si incominciò
in sordina ad anatomizzare macchine da scrivere
e macchine da cucire, e queste esperienze dimostrarono
la forza del comunicare attraverso il contatto
diretto con le cose.
Quando un giorno di fronte a una classe di quinta
elementare un ragazzino Down espresse la sua meraviglia
di fronte a una Olivetti Lexikon 80 appena dissezionata
di cui non aveva avuto mai prima alcuna
esperienza diretta e disse che “era più bella di un
computer, perché ... non c’ha la spina e ha dentro la
stampante” questa fu la prova del nove che questo
nuovo format poteva essere esteso anche al grande
pubblico.
L'immagine è stata ripresa nel teatro anatomico dell'università dagli studi di Torino durante l'Autopsia di un telefono nel novembre del 2008.
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