Tuesday, April 24, 2012

Numero centotredici

Torino, 25 aprile 2012 - Numero centotredici

Guglielmo (Willy) Jervis a cui è dedicata un'importante via di Ivrea che costeggia gli stabilimenti Olivetti era nato a Napoli il 31 dicembre del 1901 e si era laureato in ingegneria al Politecnico di Milano. Dopo una breve permanenza nell'esercito si era prima impiegato alla Frigidaire e nel 1934 era stato assunto alla Olivetti, prima diventando direttore dello stabilimento di Bologna quindi responsabile della formazione degli operai a Ivrea. Appassionato di alpinismo, presidente del CAI di Ivrea, con l'occupazione nazista dell?Italia aderì alla resistenza. Fuggito da Ivrea si rifugiò in Val Pellice dove entrò nelle fila di Giustizia e Libertà, ma fu catturato dalle SS l'11 marzo 1944. Tradotto in carcere, torturato, fu fucilato a Villar Pellice assieme ad altri quattro partigiani il 5 agosto 1944. Dopo la sua morte Adriano Olivetti chiese ai suoi familiari di "avere l'onore" di provvedere al sostentamento della moglie Lucilla Rochat e dei suoi tre figli.
Pochi conoscono invece le vicende della famiglia Jervis, che trovò profondi legami con il Museo Industriale Italiano. Thomas B. era cittadino britannico, cartografo e membro del War Office. Suo figlio e nonno di Willy, William Paget Jervis era nato in India, a Bombay nel 1831, ma per motivi di salute della madre si era trasferito in Italia, a Napoli. Cartografo e geologo, aveva compilato la carta geologica della Crimea, era stato garibaldino, ma aveva mantenuto la cittadinanza britannica. Autore di importanti saggi geologici tra cui Guida alle acque minerali d'Italia (Torino : Loescher, 1868) e  I tesori sotterranei dell'Italia (Torino : Loescher, 1873) era diventato docente all'Università di Torino e con la nascita del Museo Industriale Italiano ne era diventato il conservatore delle collezioni, rimanendo in tale carica sino al 1899. Sono gli anni in cui le collezioni si arricchiscono in naniera grandiosa sino a diventare una raccolta “assai grande, e tale da doversi ritenere come la più cospicua d’Italia, e forse di poco inferiore a quelle di altri Musei rinomati d’Europa”. William Paget sarà sostituito da Francesco Mazzola che morirà prematuramente nel 1901, lasciando vacante il posto per lungo tempo. Le collezioni nei primissimi anni del Novecento si continuano ad arricchire, ma la trasformazione che coinvolgerà il Museo Industriale e la Scuola di applicazione per gl'ingegneri, trasformandole nel 1906 nel Politecnico, porta definitivamente in secondo piano la dimensione museale dell'istutuzione. William Paget, di cui resta anche un parziale catalogo della biblioteca del Museo Industriale, morirà a Torino nel 1906.

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