Torino, 8 febbraio 2012 - Numero trentanove
“La collezione di meraviglie – come nasce intorno alla metà del Cinquecento – è pensata come una collezione in cui possono convivere insieme i prodotti, i reperti della natura dei tre regni minerale, vegetale, animale e ciò che l’uomo fa con le sue mani, quindi le opere d’arte. […] Io credo che proprio quello che stiamo vivendo oggi non solo è il momento forse massimo di divaricazione tra arte e scienza, ma anche un momento di grande perdita della “meraviglia”. Siamo molto disincantati e forse crediamo di avere già scoperto tutto, di avere visto tutto. E invece ritengo che sia necessario più che mai, oggi, riproporre il tema della meraviglia, che ci sia un grande bisogno di meraviglia nelle persone. […] Immaginiamo cosa succederebbe oggi se scoprissimo un nuovo mondo: probabilmente avremmo di nuovo un grande impulso all’idea di meraviglia, e dovremmo fare quello che hanno fatto i nostri antenati, proprio rifare il catalogo del mondo, perché le nostre conoscenze si rivelerebbero insufficienti, allora, per capire tutto. […]”. Il testo è tratto da un’intervista rilasciata da Adalgisa Lugli per la rubrica “Il mondo delle immagini” a cura di Claudio Nembrini, diffusa dalla Radio Svizzera italiana l’11 luglio 1986 e ripresa nel libro Le stanze delle meraviglie – Wunderkammern edito da Umberto Allemandi & C. in Torino, novembre 1997, pag. 28, che raccoglie saggi, articoli e relazioni della Lugli in parte già apparsi in varie pubblicazioni, in parte inediti.
Nell'autunno del 1993, presso la Facoltà di Architettura del Politecnico il prof. Vittorio Marchis, inaugurò nella Sala delle colonne del Castello del Valentino una mostra intitolata "WK WunderKammer, a margine della storia della tecnologia" in cui si raccoglievano reperti, filmati e rilievi effettuati dagli studenti del suo corso di Storia della tecnologia negli anni precedenti, nell'ambito delle loro esercitazioni sul campo: una vera "sala delle meraviglie". (Gianfranco Albis)
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