Saturday, February 25, 2012

Numero cinquantasei

Torino, 25 febbraio 2012 - Numero cinquantasei


“Tra i visitatori dell’Esposizione - scriveva il Vernier in una delle sue Causeries scientifiques - ben rari sono quelli che hanno rinunciato allo spasso di farsi trascinare da un capo all’altro del palazzo delle macchine sopra uno dei ponti appoggiati sulle quattro file di travi di ferro che servono di sostegno alle innumerevoli trasmissioni necessarie agli apparecchi in movimento. Quelle travi insistono sopra leggiere colonne di ghisa; alla loro sommità portano una rotaja e da una trave all’altra sta un ponte appoggiato su girelle che scorrono sulla rotaja. Quel ponte è sempre carico di gran numero di persone che, sentendosi mosse da una forza invisibile, percorrono in breve tempo e senza fatica alcuna tutta la lunghezza del palazzo, lunghezza non minore di 400 metri, passando sopra le macchine in movimento che compiono il loro lavoro quotidiano. Come si ottiene lo spostamento di quei ponti che non hanno meno di 18 metri di lunghezza da una trave all’altra e 5 metri di larghezza , e che offrono ai visitatori una superficie di 90 metri quadrati? Lo si ottiene per virtù dell’elettricità. […]”. (Emilio Desbeaux, Fisica moderna, traduzione con note dell’ing. Americo Zambelli, illustrata da 510 incisioni, Milano: Società Editrice Sonzogno, s.d., p. 411). Un suggerimento da proporre per una trasformazione museale delle Officine Grandi Riparazioni (OGR) delle Ferrovie? (Gianfranco Albis)

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